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MONTELLA fa specchiare la sua FIORENTINA e ne fa nascere una ‘FLORENTIA’ in viola. E il biancoceleste gli porta una fortuna sfacciata…

L’ALTRA PANCHINA – Il tecnico di Pomigliano D’Arco porta avanti la sua idea di gioco spumeggiante, con alcuni sostanziali limiti, tra differenza e somiglianze con la Lazio e Pioli. E i precedenti preoccupano…

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L’ALTRA PANCHINA – In occasione della settima giornata di campionato, stagione 2014-15, torna la rubrica di Lazionews.eu dedicata all’allenatore avversario. Il racconto di carriera, peculiarità tattiche, curiosità e precedenti con la LAZIO. Domenica al ‘Franchi’ c’è FIORENTINA-LAZIO e i viola stavolta non possono fallire l’aggancio all’Europa che conta ancora sotto la sapiente guida di Vincenzo MONTELLA.

LA CARRIERA – Nato a Pomigliano d’Arco il 18 giugno 1974, cresciuto nella scuola calcio San Nicola di Castello di Cisterna per poi approdare nel vivaio dell’Empoli nel 1986. Con i toscani debutta in Serie C1 e vi rimane per cinque anni prima di passare al Genoa salendo di categoria; qui ha origine la sua esultanza dell’ ‘aeroplanino‘. Nel 1996 invece passa all‘altra sponda di Genova, quella doriana della Samp, arrivando finalmente in Serie A e vincendo il primo e unico trofeo internazionale, ovvero la Coppa Anglo Italiana a Wembley. Qui Montella continua a segnare a raffica ma i blucerchiati trovano la Serie B e nel 1999 arriva la chiamata della Roma di Fabio Capello, con la quale vince il terzo scudetto della storia giallorossa nel 2001 e rimane fino al 2007. In quell’anno Montella prova l’esperienza estera con il prestito al Fulham, ma poi l’aeroplanino atterra ancora a Genova per far ritorno alla Sampdoria e il 17 maggio 2008 segna il suo ultimo gol in Serie A contro la Juventus. La carriera da calciatore di Montella si chiude nell’estate del 2009 dopo un’ultima stagione alla Roma e alla fine il suo score totale parla di 237 reti, tra squadre di club e Nazionali (con l’Italia partecipa all’Europeo del 2000 e al Mondiale del 2002). Inizia così la carriera da allenatore di Vincenzo proprio con i Giovanissimi Nazionali giallorossi per poi diventare il tecnico della prima squadra nel febbraio 2011 al posto del dimissionario Ranieri e concludendo con un sesto posto. Al termine della stagione però Montella non viene confermato e al suo posto arriva la scommessa catalana di Luis Henrique. L’avventura dell’ex bomber prosegue nello stesso anno in terra siciliana, sulla panchina del Catania che porta alla salvezza finale e al record di punti nelle storia dei rossoblu in Serie A (48). A giugno del 2012 il rapporto tra l’allenatore campano e il club siculo viene interrotto consensualmente e poco più di un mese dopo viene scelto per proseguire la crescita della Fiorentina. Il primo anno viola è più che positivo e si conclude con il quarto posto (sfiorando letteralmente la Champions acciuffata all’ultimo dal Milan) che gli vale il Premio Nazionale Enzo Bearzot e il premio ‘Panchina giusta’, oltre al rinnovo di contratto fino al 2017. Lo scorso anno arriva un’altra qualificazione in Europa League con il secondo quarto posto consecutivo stavolta dietro al Napoli: in Europa la corsa si infrange nei quarti di finale contro la Juventus. Arriva anche una finale di Coppa Italia contro il Napoli, purtroppo famosa per gli scontri dell’Olimpico. I numeri in panchina di Montella sono già in attivo e di molto: in 133 match di Serie A sono 60 le vittorie, 36 i pareggi e 37 le sconfitte; in Coppa Italia 13 partite con 6 vittorie, 2 pareggi e 5 sconfitte; in Europa League 9 pareggi, 3 pari e 2 sconfitte , tutte con la Fiorentina (c’è anche un match di Champions League perso alla guida della Roma contro lo Shakhthar Donetsk).

LA TATTICA – Stiamo parlando di quello che ha tutta l’aria di essere uno dei migliori (se non il migliore) allenatore giovane del panorama Nazionale, considerando ovviamente le prospettive. A 40 anni Montella ha un’idea chiara di gioco, con i suoi pro e i suoi contro, come è normale che sia. Tra Catania e Fiorentina non la filosofia e i principi di gioco non sono mutati granché (tralasciando l’effimera esperienza giallorossa in cui ha comunque ottenuto buoni risultati con una squadra, diciamo, non sua), quindi esaminando la Fiorentina soprattutto dello scorso anno si potrà arrivare a un quadro esauriente del Montella attuale. A partire da quella che sembra la prerogativa principale, quanto evidente, del suo gioco, ovvero il possesso palla. Di certo i giocatori viola in rosa sono delle pedine più che adatte a muovere velocemente l’azione e il pallone, tutte dotate di un’ottima tecnica di base. Compresi i difensori, che chiaramente costituiscono la tappa prima dell’azione offensiva gigliata: in primis Gonzalo Rodriguez, che generalmente agisce sul centro-destra, per poi scaricare al mediano che viene a prendersi il pallone. In questo caso Pizarro (a Catania sarebbe stato Lodi), vertice basso perfetto, che inizia a fraseggiare con i compagni, tra scambi stretti, triangolazioni e uno-due fulminei e fulminanti che gli permettono di avvicinarsi all’area di rigore avversaria e cercare il passaggio vincente. Il modulo in questo caso diventa più che altro un numero, 3-5-2 o 4-3-3 o, come quest’anno 4-3-1-2, quando ciò che conta è la filosofia di gioco e soprattutto l’atteggiamento con giocatori in grado di fare tutto (su questo viene subito all’occhio la somiglianza con il tecnico della Lazio Pioli). Tuttavia alcune, sostanziali, differenze tra i moduli presi in esame sono più che nette e sono date dagli esterni. Nei primi due casi (3-5-2- e 4-3-3) sempre molto profondi e in grado di puntare l’area per poi tagliare con decisione verso la porta (Cuadrado ne è la più fulgida interpretazione), mentre nel caso del rombo, o del diamante che dir si voglia, vien da sé che l‘utilizzo degli esterni si riduce a quello dei terzini che però non possono permettersi di comportarsi da ali per non rischiare di aver bisogno del pallottoliere per annotare contropiedi e più che probabili gol subiti. Di certo il centrocampo nella sua zona centrale è la parte più importante e a più ‘alta densità di popolazione’, quest’anno a maggior ragione con il 4-3-1-2 messo in pratica con l’eclettico Mati Fernandez (in Sicilia c’erano giocatori come Barrientos e Gomez, più adatti comunque ad allargarsi) a fare da raccordo, da elastico con l’attacco. La vera novità sta nell’impiego come coppia di attaccanti di Cuadrado e Babacar, di solito abituati a muoversi molto e a dare magari pochi riferimenti. E’ ovvia la mancanza di punte vere, di bomber d’area che ci sarebbero pure e anche da sogno con i vari Rossi e Gomez, purtroppo per i viola costantemente alle prese con la pesantissima spada di Damocle degli infortuni. Altra conseguenza in negativo della squadra gigliata è che soffre maledettamente se i ritmi non sono alti e quindi anche quando è invece la squadra dirimpettaia ad avere in mano il pallino del gioco. E’ chiaramente questo la principale mancanza, quella di interdittori, di muscoli e centimetri in mezzo al campo (si può spiegare anche così il ballottaggio Borja Valero-Kurtic che sulla carta sarebbe fuori da ogni logica). Un’altra somiglianza con la Lazio, dopo la differenza legata al tiki taka viola, è quella del pressing alto e aggressivo, questa ricerca dell‘intercettamento del pallone, forse unica via per recuperarne il possesso data la penuria di giocatori con le suddette caratteristiche. Il che espone la Fiorentina a imbucate centrali e verticalizzazioni (i difensori sono spesso molto larghi tra loro), proprio dove la Lazio può approfittarne. In definitiva Montella ha mantenuto praticamente la stessa squadra dello scorso anno per continuare su questo tipo di squadra e di idea, un gioco spagnoleggiante per una Fiorentina che potrebbe invece riconoscersi e specchiarsi in una più iberica o catalana Florentia (il che richiamerebbe il vecchio nome, durato un anno, dello storico club dopo il fallimento del 2002), ma con un significato ben più votato al futuro e al bel calcio, in attesa di correggere e migliorare gli aspetti appena analizzati.

I PRECEDENTI – All’ ‘aeroplanino’ la Lazio porta fortuna: in sette scontri dal 2011 ad oggi (il primo match fu proprio un derby, Roma-Lazio 2-0 del 13 marzo 2011) sono ben quattro le vittorie dell’ex bomber di Genoa e Samp, con due pareggi e una sola sconfitta, che combacia proprio con l’ultimo Fiorentina-Lazio del marzo scorso, quello del fantastico gol-vittoria di Cana). Otto sono le reti siglate dalle squadre di Montella e appena due quelle subite. Invece per quanto riguarda gli incroci tra i due allenatori, lo score in perfetta parità il tecnico viola e l’omologo biancoceleste con tre vittorie per parte (sei gol fatti da ‘Montella’ e cinque da ‘Pioli’) con l’unica vittoria esterna della serie ad opera dell’attuale tecnico della Lazio in Catania-Bologna 0-1 del 2 maggio 2012.

Francesco Iucca

TWITTER: @francescoiucca

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