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Morrison, l’attesa e il ritardo. Con la Lazio un amore che non sboccia
LAZIONEWS.EU – L’inglese non era in campo alla ripresa, nessuna comunicazione dall’infermeria…
Pubblicato il 23/10
LAZIONEWS.EU – “January“: una singola parola, un tweet che parla da solo e che ha il sapore di un verdetto quasi definitivo. In ordine cronologico, “gennaio” è solo l’ultimo messaggio lanciato da Morrison, criptico sì, ma segnale abbastanza chiaro di un’avventura che inizia ad affacciarsi al capolinea senza essere mai decollata davvero. Una situazione che ha del paradossale, basti pensare che l’inglese ha totalizzato soltanto un’ora di gioco.
Prima del match contro il Rosenborg Tare ne ha esaltato le qualità, rassicurando in qualche modo sul prossimo futuro: “E’ un fuoriclasse, è molto chiacchierato ma il suo momento arriverà“. Potrebbero però non bastare le parole del ds, l’aria che aleggia intorno al centrocampista inglese è piuttosto pesante. Alla ripresa degli allenamenti all’indomani della sfida contro il Rosenborg il numero 7 non si è visto in campo, così come era già successo nella seduta rifinitura e per il risveglio muscolare precedente al match. Nulla di strano, se solo il calciatore fosse infortunato; l’anomalia? Contro i norvegesi si è seduto regolarmente in panchina, con tanto di riscaldamento a bordo campo nel corso del secondo tempo. Una sgambata di una decina di minuti, poi è tornato a sedersi alle spalle di Pioli con i compagni. Dall’infermeria biancoceleste nessuna comunicazione in merito nel post partita o alla ripresa, così come per il forfait della vigilia, e sommando le parole del ds biancoceleste alla convocazione di ieri, i problemi al momento sembrano essere tutt’altro che fisici.
Alla nebulosa vicenda vanno ad aggiungersi le parole dell’agente del ragazzo, che smorsa i toni: “Da parte nostra non c’è nessun problema, bisogna chiedere al club perché sta fuori“. Alla evasiva recente spiegazione del ds biancoceleste si oppongono le dichiarazioni di Pioli di un paio di settimane fa: “Parla ancora poco italiano e questo influenza la sua crescita“. Sempre tramite social network la risposta di Morrison, che portò come esempio lo straordinario exploit juventino di Tevez: “Non serve conoscere la lingua, parla il campo“, recitava l’inglese. Subito dopo la marcia indietro: “Non gestisco il mio profilo, ho massimo rispetto per il mister”, la confessione del centrocampista ex West Ham. I forfait pre e post Rosenborg sanno di già visto: contro il Dnipro i tifosi invocarono a gran voce il suo impiego dal primo minuto, ma in quell’occasione non finì neppure tra i convocati, nonostante la rifinitura svolta in toto insieme al gruppo. Anche in quell’occasione tra le righe si parlò di problemi fisici e per di più di una presunta capatina in Inghilterra prima del match.
Da inizio stagione ad oggi Ravel ha collezionato solamente 61′ in campo, pochi spezzoni di gara in cui non ha avuto tempo e modo di incidere. Ma la piega che sta prendendo il suo rapporto con la maglia biancoceleste non pare essere dovuta allo scarso impiego, ma potrebbe avere radici più profonde. Dal momento del sua approdo alla Lazio, con le prime capatine a Formello ad inizio 2015, e quando ancora mancava la firma sul contratto si facevano già insistenti alcune sirene di mercato con Ravel come protagonista. Il QPR, squadra in cui ha già militato, ha mostrato a più riprese il suo interesse fino ad estate inoltrata, quando si era parlato addirittura di una richiesta di cessione da parte del calciatore stesso. Il motivo? Sempre lo stesso: Morrison sembra non essersi ancora separato dalla nostalgia per la terra natale e non si è ancora ambientato a pieno nella capitale, l’aria di Roma sembra essere troppo pesante per lui, nonostante i rapporti che sta man mano stringendo con i giovani compagni. Comunque anche in occasione della presunta richiesta di addio prematuro a gettare acqua sul fuoco ci ha pensato il procuratore del ragazzo: “E’ felicissimo di essere qui, nessun problema“, rassicurò in estate.
Da quel momento tante voci, un infortunio alla caviglia in ritiro e qualche forfait “sospetto”, sul quale non è sempre stata fatta chiarezza in via ufficiale. Quando la Lazio ha deciso di prenderlo lo ha fatto con la consapevolezza di mettersi in gioco: in patria la fama di Morrison è quella del “Bad Boy“, abilissimo con i piedi ma dalla testa calda. Ravel è un classe ’93 e davanti a sé ha ancora tanti anni di carriera, così la società biancoceleste in accordo con Pioli ha azzardato la scommessa, non gettandosi nel vuoto, sia chiaro. Perché dal punto di vista tecnico il suo valore resta indiscutibile: tutt’oggi i tifosi biancocelesti ammirano su Internet le belle giocate dell’inglese di qualche tempo fa, senza dimenticare il suo passato come giovane promessa del Manchester United. All’epoca delle giovanili dei Red Devils la benedizione di un pezzo di storia del calcio quale Sir Alex Ferguson fu davvero importante. L’inglese aveva solo 14 anni ma riuscì a stregare l’ex manager: “E’ il miglior giocatore della sua età che abbia mai visto“. Poi il trasferimento al West Ham, con il quale esordisce in Championship, e l’anno successivo il prestito al Birmingham gli è valso il ritorno agli Hammers e la conferma in prima squadra. Dopo sei mesi la parentesi al QPR, di nuovo in seconda serie, con il quale ha guadagnato la promozione. Prima di approdare alla Lazio è passato anche per il Cardiff, dove ha resistito solo 4 mesi prima di tornare alla base e rescindere il contratto. I capitolini lo hanno acquistato a parametro zero, sperando di rispolverare quelle accelerazioni e quelle giocate in grado di spaccare in due le compagini avversarie. Il resto è storia nota.
January, dunque. Un messaggio con il quale Morrison sembra essersi dato una sorta di scadenza, una data da attendere per tornare a sorridere. Prima di guardare al futuro Ravel si è però guardato alle spalle: “Troppi errori in passato“, ha sentenziato un paio di giorni fa, e chissà a quale momento della sua giovane carriera è corso il pensiero del numero 7. In tutto ciò, la scintilla tra Morrison e la Lazio non è ancora scoccata e le occasioni non sarebbero mancate: “Lost Love” la frecciatina di qualche tempo fa, ma (se fosse questo il riferimento) la storia tra l’inglese e la maglia biancoceleste non è mai realmente sbocciata: cronaca di un amore mai nato, ma dai contorni troppo poco chiari.
Gian Marco Torre
@torre_gm
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