MORTE CHINAGLIA. D’AMICO: “In apparenza era un burbero, ma invece era un buono”

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 Dopo Fabio CAPELLO anche un altro ex compagno di squadra di Giorgio CHINAGLIA ha voluto parlare della scomparsa dell’ex centravanti biancoceleste. Vincenzo D’AMICO ha vinto lo scudetto in quella Lazio del 1973/74 ha voluto ricordare il suo amico e compagno d’attacco. Visibilmente commosso ha parlato nel corso del programma «Goal di notte» dell’emittente tv romana T9, ecco le sue parole: 

“Apparentemente era un burbero, invece alla fine era un buono, di un tenero incredibile. Sapevo che ultimamente non stava bene  ma pensavo che il problema fosse superato. Giorgio ha fatto parte della mia vita calcistica, e un pò di quella privata. Con lui ci siamo presi tantissime soddisfazioni. Ho esordito nella Lazio, perchè dovevo far segnare Chinaglia, il mio compito era quello e Maestrelli me lo disse esplicitamente. Così, come prendevo palla, per prima cosa pensavo a Chinaglia. A Giorgio devo anche il mio primo gol in serie A, quando lui mi servì con colpo di tacco contro il Bologna. Tanti pensano che io abbia avuto problemi con lui (è rimasto nella storia il calcio ne sedere rifilato da Long John al giovane D’Amico colpevole di non aver fatto come gli aveva detto, ndr), ma non era così. Un paio di volte, nell’anno dopo lo scudetto, lui mi chiese di accompagnarlo, andammo a casa sua e poi a passeggio a villa Pamphili. Attraversava un momento particolare in privato, voleva isolarsi e mi chiese di andare con lui in ritiro dal venerdì. Gli altri arrivavano tutti il sabato. La mia più grande soddisfazione era quando lo mandavo in gol. E lui quando segnava era talmente felice che se gli sputavi in un occhio abbracciandolo rideva lo stesso”.