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«Non ha senso disertare lo stadio»

IL TEMPO (G.Cherubini). L’attore cinematografico-teatrale, da sempre vicino ai colori biancocelesti, ha detto le sua sulla contestazione dei tifosi in programma domenica pomeriggio…

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MONTESANO 00

RASSEGNA STAMPA SS LAZIO – Contestazioni, cortei, stadio pieno e poi vuoto: questo è il momento che si vive nelle ultime settimane in casa LAZIO. Intervistato da Il Tempo (G.Cherubini), Enrico MONTESANO, vip-tifoso, dice la sua. Ecco i passaggi più significativi dell’intervista:

Che momento storico è questo per la Lazio?
«Non riesco a capire bene. Sento dire che per i tifosi la cessione di Hernanes è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma io non mi sono strappato i capelli».

Domenica contro l’Atalanta lo stadio sarà vuoto.
«Questa è una contestazione che sicuramente farà male alla società: sarebbe meglio riempirlo l’Olimpico come è accaduto contro il Sassuolo. Secondo il mio punto di vista ci sono due esigenze ben precise: la prima è economico patrimoniale che riguarda la dirigenza. E poi quella sentimentale e di passione che spetta al tifoso. Lotito ha il dovere di far quadrare i conti e fino ad oggi non gli si può rimproverare nulla. È chiaro che il nome di mercato altisonante fa sempre piacere, per carità, ma alcune cose buone sono state fatte».

Eppure le contestazioni ci sono sempre state. Trova differenze rispetto all’era Cragnotti?
«In teoria quelle furono proteste molto pesanti, poi lo scudetto cancellò tutto. Io sinceramente credo che servirebbe un po’ di fiducia in più, Reja ha parlato di soliti criticoni ed è vero. A noi laziali piace lamentarci, ma non dobbiamo cadere nel disfattismo totale. È chiaro che anch’io dopo la cessione di Hernanes mi aspettavo qualcosa in più, ma poi ci ragioni e ti accorgi che è difficile fare mercato a gennaio. Comunque aspettiamo Djordjevic, penso sia un buon giocatore».

Lei che idea si è fatto del presidente Lotito?
«È sicuramente un personaggio parsimonioso, su questo non c’è dubbio. Ma forse lo è proprio nella vita, anche a casa sua. Io posso dirvi che si conserva le cravatte di 30 anni fa, quindi non si comporta così solo con la Lazio. Da una parte questo è un bene, perché adesso la società non ha debiti, non spreca e non butta soldi dalla finestra. Ora siamo rispettati da tutti, ma soprattutto non abbiamo cambiato nome, questo è un aspetto sentimentale molto importante».

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