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PEDRO TROGLIO: “Klose e Cisse per dimenticare Zàrate. Ho la Lazio nel cuore e vi auguro di vincere lo scudetto”
L’ex centrocampista biancoceleste tra ricordi e prospettive future
PEDRO TROGLIO: “Klose e Cisse per dimenticare Zàrate. Ho la Lazio nel cuore e vi auguro di vincere lo scudetto”
L’ex centrocampista biancoceleste tra ricordi e prospettive future
(getty images)
“E Rube Rube Rube Ruben Sosa…e Ama Ama Ama Amarildo…e Pedro Pedro Pedro Pedro Troglio…Alè Alè Alè Alè Alè la Lazio!” Un coro cantato spesso dalla Curva Nord, sia nei momenti di gioia che nei momenti di affanno, un po’ per esorcizzare lo spettacolo del quale si è spettatori ripensando ai bei tempi andati. Nell’Intervista col passato, Lazio Style Radio chiama proprio uno dei protagonisti di questo coro, Pedro Antonio Troglio. “Questo coro è sempre emozionante. Quando sono andato via dalla Lazio ho vissuto momenti bellissimi, mi hanno dedicato uno striscione. Io ormai non gioco più, sono allenatore, e che la gente si ricorda fa molto piacere. I brividi vengono sempre fuori, anche dopo 20 anni. Sono passate generazioni. Il rapporto dei tifosi con i giocatori era più vicino ai miei tempi. Noi andavamo ogni settimana ai Lazio club, non so se adesso lo fanno.” L’ex biancoceleste parla ancora bene italiano: “Non parlo da tempo, ma me lo ricordo, mi viene fuori. Ho perso un po’ la pronuncia, ma ricordo tutto.”
Ricordi della sua carriera italiana: “Io ho giocato un anno nel Verona e ho fatto la mia miglior partita proprio contro la Lazio all’Olimpico. Poi sono arrivato alla Lazio, che ha fatto un bell’investimento per me. Facevo un salto di qualità arrivando nella capitale. Ho avuto qualche problema con Materazzi, sono stato un po’ fuori. Poi sono dovuto andare via, ma ho vissuto anni bellissimi. Abbiamo fatto una grande Coppa Italia insieme a Paolo Di Canio. Ho avuto la fortuna di rimanere nel cuore della gente.”
Vi rendevate conto di quello che stava accadendo, del fatto che la Lazio stesse crescendo? “Quando uno arriva alla Lazio comincia a vivere tutta la storia del club. Era una squadra diversa, era diverso lo spogliatoio, cominciava a essere grande. Pensavi in traguardi che prima non potevi immaginare.”
Quale compagni ricordi con più piacere? “Ricordo Ruben Sosa e Amarildo, la nostra amicizia va avanti anche dopo anni. Quando vado in Uruguay incontro Ruben. Ricordo anche Marchegiani, Bertoni, Sergio. Prima c’erano solo 3 stranieri per squadra, ora sono tanti gli stranieri. Inserirsi era più facile. I ragazzi italiani avvicinavano noi stranieri alla squadra. Mi tengo in contatto solo Ruben e Amarildo. Ho visto Orsi negli anni, ma non mi sento con altri. Vedo ancora Almeyda, che ora allena il River. Io tifo River ed è stato molto difficile per tutti il giorno della retrocessione.”
Sei più tornato a Roma come avversario? “Sì una all’Olimpico e l’altra a Ascoli. La gente della Lazio è stata emozionante anche in quel caso, sono venuti in 5000 a Ascoli. Io ho giocato poco nella Lazio, solo due anni, ma sono entrato nel cuore della gente. Eravamo diversi rispetto ai giocatori di oggi. E’ colpa del calcio moderno, non dei giocatori. “
Troglio è tornato anche in Italia con la maglia dell’Argentina: “E’ stato duro, avevamo tutta la gente contro. Solo a Napoli era un po’ con noi per via di Maradona. All’Olimpico ho dovuto giocare la finale con i fischi contro. Avevamo buttato l’Italia fuori, era normale. Ma per me è stato comunque emozionante giocare la finale all’Olimpico, anche se l’abbiamo persa”
Un pensiero al derby, a quelli giocati in quei due anni di Lazio “Ricordi stupendi che non si possono spiegare; ricordo un 1-1 con gol di Ruben, eravano in 9 (Bergoni e Saldà espulsi) e abbiamo pareggiato nel finale. Io sono stato espulso in un derby giocato al Flaminio. Sensazioni bellissime, diverse anche da partite contro il Milan e la Juve. ” Erano derby meno validi tecnicamente, ma c’era grande intensità. “C’erano pochi stranieri, c’erano ragazzi cresciuti nella Lazio o nella Roma, erano tifosi in campo. Era più duro per questo.” Pedro Troglio ha giocato anche il derby River Plate-Boca Juniors, quali sono le differenze? “La gente italiana è molto più tranquilla, in Argentina può finire in modo disastroso. I laziali sono più simili ai tifosi del Boca, anche se io ho giocato nel River. Quando arrivavi allo stadio a Roma era più tranquillo”
A quale allenatore ti ispiri? “Mi piace Bielsa, il suo pressing e il fatto che i giocatori possono fare una squadra. Non mi piace che il singolo deve fare una squadra.” Ai trascorso qualche anno in Giappone da giocatore, come è stato? “In Giappone è stata un’esperienza diversa. Giocavo per divertirmi. Sono stati due anni senza pressione, tranquilli. Mi hanno aiutato a passare dal calcio italiano al ritorno in Argentina. “
Segui ancora la Lazio? “Con i giornali o quando riesco a vederla sì. Con i soldi che girano nel calcio, ogni anno vanno via 4-5 giocatori e ne vengono di nuovi. Qualcuno che mi somiglia? Mi somiglia Brocchi per la sua condizione fisica: corre, corre, corre come facevo io. L’arrivo di Klose e Cisse ha dato alla Lazio e ai tifosi la possibilità di dimenticare Zàrate. E’ quello l’unico modo per dimenticare un giocatore come lui.”
Un augurio finale: “Un saluto e un ringraziamento per tutto quello che ho vissuto alla Lazio. Mi è rimasta nel cuore. Spero che la Lazio possa vincere lo scudetto quest’anno”
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