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PEREA: “KEITA e FELIPE ANDERSON mostreranno il loro valore. E se non mi fossi infortunato…”

Il colombiano continua: “Promesse? Non mi piace farle: c’è tanta gente che parla, io preferisco i fatti”…

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NOTIZIE LAZIO – Sabato ha messo a segno la sua prima marcatura con la maglia del Perugia, la sua nuova casa (temporanea): dopo un lungo calvario, Brayan PEREA è tornato a fare gol. Ora si aspetta di farne molti altri e tornare alla Lazio ancora più forte, come ha confessato a lalaziosiamonoi.it:

Dopo il ritorno in campo, è arrivato anche il primo gol. Che significato ha?
“Sono contentissimo. Quando subisci un infortunio come il mio stai davvero male, ma con questo gol sono tornato a sorridere”.

Ti sei prefissato un numero di gol?
“No, non mi sono prefissato nessuna cifra. Ne voglio fare tanti, quello sì, per aiutare il Perugia a tornare in Serie A”.

È voluto quello stop di tacco che ti ha permesso di saltare il diretto avversario?
“Sì, perché non volevo calciare di sinistro. Prima che arrivasse la palla avevo già pensato a portarmela sul destro”.

Quanto è stata dura la riabilitazione?
“Durante il recupero si pensano tante cose, ma l’importante è non mollare. Io ho pensato sempre a tenere duro, sono rimasto tranquillo e questo mi ha aiutato molto. Volevo tornare in forma per fare un bel campionato”.

A procurarti l’infortunio è stato Thomas Strakosha in un fortuito scontro di gioco…
“L’amicizia si vede in questi casi. È venuto a trovarmi a casa, per me è stato importante”.

In estate sei tornato in Colombia, ti è stato d’aiuto per tornare il prima possibile in campo?
“Sì, ho avuto modo di stare vicino alla mia famiglia che mi ha aiutato in un momento difficile”.

Hai rivisto i compagni del Deportivo Cali, che vi siete detti?
“Sono sempre il ragazzo giovane che giocava al Deportivo Cali, per loro non sono cambiato (ride, ndr)”.

Credi che sarebbe cambiato qualcosa senza questo infortunio?
“Sì, se non avessi avuto questo infortunio sarei rimasto alla Lazio ma il calcio è così. Adesso sono a Perugia e sono contento. Devo sfruttare questa opportunità al meglio”.

Seguendo i consigli di Miroslav Klose…
“L’ho seguito sempre al Mondiale, ho fatto il tifo per lui. Voleva fortemente quel record e quella coppa, sono contentissimo che ci sia riuscito. Negli spogliatoi non ne parlava quasi mai, ma si sentiva che voleva a tutti i costi ottenere quei risultati. Non era per niente agitato, Miro è sempre tranquillo, ma si vedeva che aveva voglia di vincere”.

Cosa vuol dire per un giovane avere uno come lui in squadra?
“Per me è stato molto importante, il tempo trascorso con lui è stato prezioso”.

Al Mondiale si è messo in luce un colombiano come te, James Rodriguez…
“Ha due anni in più di me (classe ’93 Perea, ’91 Rodriguez, ndr), non abbiamo mai giocato nella stessa Nazionale ma come giocatore lo conoscevo, soprattutto quando ha fatto un grande campionato in Argentina. È normale che uno con le sue qualità sia in una grande squadra”.

Perché hai scelto il Perugia?
“Volevo giocare e poi perché il Perugia è stato in Serie A, anche se tanto tempo fa. È una squadra importante. Mi hanno cercato anche altri club, ma ho voluto subito il Perugia. Si vive bene, la città è tranquilla. Roma ovviamente è un’altra cosa”.

Stai condividendo questa esperienza con un altro laziale, Vinìcius…
“Sì, quando ho accettato il Perugia lui ancora non sapeva dove sarebbe andato, sono contento che sia qui”.

Hai un rapporto particolare con Felipe Anderson, siete amici per la pelle. Secondo te perché non riesce a imporsi nella Lazio?
“Quello di Felipe Anderson non è un blocco mentale o un problema. Se vuoi vedere un giocatore al top devi farlo giocare sempre: cesci soltanto giocando. È difficile imporsi giocando solo ogni tanto, stando magari cinque partite senza giocare. In Serie A non ti aspetta nessuno. Ma lui non ha alcun problema, se lo fanno giocare farà vedere il suo talento”.

Anche Keita non sta vivendo un bel periodo…
“Keita non è una novità, se lo vedi giocare ti accorgi subito delle qualità che ha. Io, Felipe e Keita sappiamo che siamo giovani e dobbiamo aspettare il nostro momento, quello italiano è un campionato dove giocano i giocatori grandi con esperienza”.

Tra qualche anno il tridente titolare della Lazio sarà Keita, Perea, Felipe Anderson?
“(Ride, ndr). Nel calcio non si sa mai. Speriamo che le cose vadano bene per noi tre”.

Hai mai parlato con Pioli?
“Ci ho parlato solo una volta, non è abbastanza per conoscere una persona. Abbiamo parlato del mio infortunio e poi non l’ho più visto”.

Nella Lazio puntano molto su di te, Igli Tare in particolar modo non ha mai nascosto il suo apprezzamento nei tuoi confronti…
“So che lui ci tiene a me e vuole che diventi un calciatore forte, per me questa è una grande responsabilità. Adesso devo pensare a giocare bene per poi tornare alla Lazo”.

Vuoi fare una promessa ai tifosi della Lazio?
“A me non piace tanto fare promesse o parlare. C’è tanta gente che parla, io preferisco i fatti. Penso a fare le cose per bene, a dimostrare tutto sul campo, che è la cosa migliore”.

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