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Poli: “Fascetti come un padre. I laziali sono fantastici”
NOTIZIE LAZIO – L’ex attaccante ricorda la Lazio del meno nove…
NOTIZIE LAZIO – Il 5 luglio 1987 la Lazio sconfisse il Campobasso 1-0, nel campo neutro del San Paolo di Napoli, evitando la retrocessione in Serie C. Oggi, esattamente 29 anni fa, i ricordi sono ancora vividi negli occhi di Fabio Poli, colui che fu l’autore di uno dei gol più importanti della storia biancoceleste. Così, dopo le parole di Camolese a Elle Radio, anche l’ex attaccante della Lazio del meno nove ha voluto ripercorrere quei momenti, ricordando con piacere Eugenio Fascetti, che allenò la squadra romana dal 1986 al 1988. Queste le sue dichiarazioni rilasciate a Lazio Style Radio:
“Ho avuto la fortuna di trovarmi in area su un cross di Piscedda: ho colpito bene la palla con la testa e per fortuna andò in rete. Lì per li non mi resi conto della situazione. Una volta finita la partita capii e capimmo quello che avevamo fatto. La cosa più bella non è il gol in sé, ma quello che ha significato in questi ultimi 30 anni. I tifosi mi hanno sempre omaggiato come fosse una cosa successa ieri, il loro amore non si placa mai. I laziali sono fantastici per questo”.
Sulle difficoltà incontrate in quell’anno:
“Quel campionato fu veramente difficile, partivamo con 9 punti di penalizzazione, in quel periodo con ogni vittoria ne prendevi due, vuol dire che abbiamo dovute vincere 5 partite per recuperare. Eravamo quasi riusciti a salvarci tranquillamente, ma un paio di sconfitte ci ributtarono nella mischia. La partita col Campobasso ovviamente fu fondamentale, ma la più difficile a livello emotivo fu quella con il Vicenza, l’ultima in campionato, per fortuna andò tutto bene”.
Su Fascetti:
“Era un uomo straordinario. Un padre per noi. A volte non ti parlava a volte era calmo e gentile. Ma teneva alla sua squadra in maniera straordinaria. Ci difendeva e ci proteggeva da qualsiasi squadra. Fece diventare la Lazio una famiglia e creare un gruppo all’interno di una squadra è fondamentale. Conte, per esempio, è stato straordinario in questo. La Nazionale prima di essere un gruppo di calciatori, in questo Europeo è stata un gruppo di amici e di uomini e così era anche la banda del meno 9”.
A.G.
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