La Lazio è de più, Poli e Piscedda: “Quello del -9 un gruppo di uomini veri” (FOTO)

LAZIONEWS.EU – Il libro di Piero Strabioni, “La Lazio è de più” (con prefazione di Fabio Poli), ripercorre la diffusione del calcio nella capitale d’Italia, quando agli albori del 1900 si trattava di uno sport del tutto pionieristico. La Lazio è, e non proviene, le origini dei colori biancocelesti affondano le radici nella nobiltà degli uomini che l’hanno voluta e amata. Nei primi anni de 20esimo secolo in Italia il calcio era ancora poco conosciuto e in questa opera si racconta proprio l’arrivo di alcuni religiosi inglesi che insieme ai pionieri della città di Roma ne hanno permesso la diffusione. Alla SS Lazio va il merito proprio di essere stato il veicolo principale di questo nuovo sport, di essere stata appunto, qualcosa di più. 

“La Lazio è una questione di sentimento – esordisce l’autore Piero Strabioni alla presentazione al Circolo Trionfale Lazio – e Fabio Poli incarna il prototipo del laziale perché come sappiamo tutti ci ha permesso di rimanere in vita, grazie a quel gol contro il Campobasso su cross di Massimo Piscedda. La Lazio è nata per volontà di ragazzi del popolo romano, che furono i primi ad entrare in possesso della dottrina del pallone arrivato dall’Inghilterra. E’ una magia che ci portiamo ancora. Mussolini capì l’importanza del calcio e voleva fare un’unica squadra per competere con gli squadroni come il Bologna, ma anche grazie al generale Vaccaro la Lazio manterrà la sua identità. Perché? Perché la Lazio è de più! All’interno del libro vi segnalo una foto inedita di Luigi Bigiarelli, che mi ha spinto a completare questa opera. Così come la storica impresa delle tre partite vinte in un giorno nel 1908, un calcio che è eroico prima ancora della fondazione della Roma”.

La parola passa poi a Fabio Poli, l’autore della prefazione del libro, subito interrogato sui ricordi di quella giornata in cui salvò la Lazio. “Ricordo con molto piacere la mattina di quella partita, che io per carattere sentivo meno, in cui Enrico Montesano ci accompagnò con grande tranquillità fino al fischio d’inizio. Ora i calciatori hanno troppo, tengono solo a se stessi e al loro portafoglio e futuro. Io ora ho perso un po’ l’amore per il calcio, mi ci ritrovo davvero poco e vorrei ritirarmi. Meglio vedere giocare solo mio figlio.”

Microfono poi a Massimo Piscedda, altro eroe di quella Lazio del -9: “Il leader era tutta la squadra, un gruppo che si è reso conto delle responsabilità che aveva. Sapevamo che Lazio vuol dire Roma, non riuscivamo neanche a fare colazione quella mattina. Fascetti ti emozionava ma anche era intransigente. Gli abbiamo voluto davvero bene, ma eravamo un gruppo di uomini veri. Acerbis e e Poli erano i nostri uomini di qualità che potevano darci tranquillità, i nostri leader tecnici. I laziali sono una razza particolare, questo libro è una storia di vita e di persone”. Poi un aneddoto sulle ultime giornate di quella stagione del -9: “Prendemmo come premio salvezza meno soldi del Vicenza che poi retrocesse. Quando ci mandarono in C, Fascetti e la società ci chiesero se volevamo rimanere o andar via tranquillamente. Avremmo potuto guadagnare molto molto di più, ma non ci sognammo neanche di andare via. Lì si creò quel grande gruppo”.

Continua Poli: “Fascetti era uno che ti appiccicava al muro se voleva, era molto strano perché magari un giorno ti mandava a quel paese e l’altro ti salutava come nulla fosse. Era un grande personaggio, oggi in questo calcio farebbe fatica”. 

Dal Circolo Trionfale Lazio
Francesco Iucca e Glenda Fei