INTERVISTE
Proto: “Lazio? Esperienza bellissima”
LAZIO PROTO – L’ex portiere della Lazio Silvio Proto ha rilasciato delle dichiarazioni a ‘Le Soir’. Il classe ’83 si è raccontato a 360 gradi e ha parlato anche dell’esperienze biancoceleste.
Intervista Proto: sulla sua vita dopo il calcio giocato
“Ho riscoperto la vita, quando ero calciatore vivevo solo per il calcio e la mia famiglia era divisa. Adesso ho appreso il piacere della vita, qualche bicchiere di vino ogni tanto (ride, ndr), vedere gli amici, accompagnare i miei figli a scuola, poter passare del tempo con mia moglie. Sono più felice oggi che quando giocavo. Faccio solo cose che mi piacciono. Adoro analizzare il calcio in TV. Lavorare è una necessità? No. Ho il lusso di scegliere se lavorare o meno. Sono riuscito bene a mantenere il mio stile di vita. Non sarei in grado di fare un lavoro oggi dove devo lavorare dalle 8:00 alle 17:00. Mi assicuro di prendermi cura di me fisicamente perché il corpo di un atleta non perdona un rilassamento. In un anno ho preso 3-4 Kg”.
Sui trofei vinti
“Non so nemmeno dove siano! Alcuni sono dai miei genitori e gli unici ricordi che ho a casa sono della Lazio, come richiesto dai miei bambini. Non ricordano il mio passato all’Anderlecht. Quello che ricordano è la mia partita contro il Barcellona con la maglia dell’Olympiacos”.
Sull’Anderlecht
“Ha le carte in regola per vincere il campionato con l’attuale allenatore (Kompany, ndr). Avrebbe comunque bisogno di un centrocampista e di un difensore centrale, in caso di indisponibilità di Hoedt. La forza di un allenatore è saper gestire tutte le personalità. Ragazzi come Mbokani, Suarez o Tchite erano sempre in disparte ma ci hanno consentito di conquistare titoli. Ad esempio, alla Lazio Inzaghi non ha avuto problemi a far coesistere in campo Milinkovic-Savic e Immobile, purché si fossero comportati bene in partita”.
Sull’incidente sfiorato
“Un mese dopo aver lasciato la Lazio sono quasi morto. Sono stato colpito da una pallina da golf alla tempia da un giocatore professionista. Se mi avesse colpito un centimetro più al centro della tempia probabilmente non sarei qui a parlare. Sfiorare la morte in quell’incidente mi ha fatto pensare molto. Mi sono detto: ‘Va bene, hai i soldi, ma non devi perdere l’essenziale, il vivere. Te ne sei già dimenticato troppo durante la tua carriera’”.
Sull’esperienza alla Lazio
“Senza la mia esperienza all’Ostenda, che ricordo con affetto, non sarebbero arrivate quelle bellissime con Olympiacos e Lazio. Bellissima davvero. Alla fine il divorzio fu doloroso, ma devo in un certo senso ringraziarli. Oggi i miei figli viaggiando ancora parlano, oltre all’inglese e al francese, anche l’italiano. Dopo il ritiro dal calcio e l’ultimo anno alla Lazio ho avuto la dimostrazione che non serve fare sport ad alti livelli per confermare quanto sia fragile la nostra vita”.
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