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Quando tre indizi fanno una prova: questa Lazio non sa reagire…
NEWS DEL GIORNO – le assenze pesano e la Lazio finora non è mai stata al completo, ma un fatto salta all’occhio: quando gli avversari vanno in vantaggio i biancocelesti evaporano…
NEWS DEL GIORNO – Agatha Christie sosteneva che “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”: e a questo punto sembra proprio il caso di dirlo, questa Lazio non sa reagire. La batosta contro il Napoli è una di quelle lezioni che lasciano il segno. Dopo la trasferta contro il Dnipro i segnali non sembravano così funesti, messi in campo i “giovani dal roseo futuro“, acquistati in estate per rafforzare la rosa ed affrontare al meglio la tripla competizione, la Lazio era tornata a correre e ad imporsi con autorevolezza sul campo, mostrando sprazzi di quella squadra che tanto bene ha fatto lo scorso anno. Ma rispetto alla stagione passata sembra mancare un pizzico di personalità a quel gruppo che ha conquistato i preliminari di Champions a suon di battaglie vinte sul campo.
CAMPANELLI D’ALLARME – Lazio che non aveva mai perso con tanto scarto contro il Napoli, e non subiva cinque reti di differenza dall’avversario dal lontano 1994. Una partita storta nell’arco di una stagione può starci, ma il trend dei biancocelesti fa suonare più di un campanello d’allarme, soprattutto dal punto di vista caratteriale. Gli uomini di Pioli, a partire dal ritiro di Auronzo di Cadore, quando sono andati in svantaggio non sono mai stati in grado di rimontare il risultato. Prima sirena contro il Vicenza, entrano in campo i big e la Lazio subisce gol: termina 1-0. Il giorno dopo debaclé contro l’Anderlecth, decisamente più avanti nella preparazione, con i biancocelesti in grado di segnare una marcatura solo dopo aver subito tre reti. Poi terza amichevole e terza brutta sconfitta: 3-0 contro il Mainz e squadra ancora in bambola. E’ solo calcio estivo, si diceva, ma a partire dalla prima gara ufficiale la musica non ancora è cambiata.
ZERO REAZIONI – Shanghai Stadium, Supercoppa Italiana. Lazio e Juve si affrontano per il primo trofeo stagionale: biancocelesti mai pericolosi e trionfo bianconero. Nulla di grave, si pensò all’epoca, d’altronde la squadra di Allegri è stata la finalista di Champions. Ai preliminari, debutto stagionale all’Olimpico, la prova contro il Leverkusen è stata di buon livello, con la successiva vittoria sul Bologna che poteva far pensare alla truppa di Pioli di aver attraversato la indenne la tempesta. Poi si è tornati a giocare in trasferta, con i primi pezzi pregiati (Biglia, Klose e Djordjevic) già fermi ai box. Tre a zero a Leverkusen, 4 reti incassate dal Chievo, con una disarmante semplicità e zero reazioni. Si ferma anche de Vrij, ma Mitra Matri regala una doppietta all’esordio e scaccia momentaneamente i fantasmi. A Dnipropetrovsk si è intravisto qualcosa, e contro il Napoli bisognava trovare continuità. Ma al primo squillo di Higuain la squadra si è sgretolata e non ha minimamente impensierito i partenopei. Escludendo la Supercoppa, 12 gol subiti nelle ultime tre trasferte, senza segnarne uno. Le assenze pesano e la Lazio finora non è mai stata al completo, questo è fuor di dubbio, ma un fatto salta all’occhio: quando gli avversari vanno in vantaggio i biancocelesti evaporano. C’è bisogno di reagire, e lo si deve fare in fretta, il fondo è stato toccato e di certo non si può cominciare a scavare.
Gian Marco Torre
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