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RASSEGNA STAMPA. Irap retroattiva, Lotito: “E’ iniqua e mina la competitività del calcio italiano”

Gazzetta dello Sport. Lotito: “Abbiamo una doppia tassazione: cedendo un giocatore, oltre a pagare l’Imposta sul reddito delle società …”

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LAZIO-PARMA lotitoGazzetta dello Sport (A.R.) Si avvia alla conclusione la lunga disputa tra il Fisco e le società di calcio sul pagamento dell’Irap (cioè l’Imposta regionale sulle attività produttive) sulle plusvalenze della cessione dei calciatori. Dopo 11 anni dalla risoluzione de l’Agenzia delle Entrate che sancì l’imponibilità delle plusvalenze ai fini del tributo regionale, lo scorso 11 dicembre è arrivato anche il parere del Consiglio di Stato che conferma la tesi dell’ammistrazione finanziaria che potrà alzare la voce nei tanti contenziosi aperti con le società calcistiche. Una decisione che non certo ha fatto piacere ai presidenti italiani. Il presidente del collegio dei revisori della Lega di Serie A, Ezio Maria Simonelli, suggerisce di «importare il sistema adottato in Inghilterra, dove non sono tassate le plusvalenze sui giocatori se reinvestite». In riferimento all’Irap sulle plusvalenze, continua Simonelli  “ci sono posizioni diverse. I club si sentono tassati due volte . Hanno sancito questo principio alcune decisioni di commissioni tributarie a favore ad esempio di Lazio e Cagliari, ma alla fine non tutti pagano l’Irap sulle plusvalenze. Il Milan lo fa e l’Inter no“. E’ intervenuto sulla vicenda anche il presidente della Lazio, Claudio Lotito: “O creiamo un’armonizzazione a livello europeo o siamo svantaggiati. L’Irap è iniqua e mina la stessa competitività del calcio italiano. Siamo penalizzati perché oltre a non avere gli stadi, abbiamo una doppia tassazione: cedendo un giocatore, oltre a pagare l’Imposta sul reddito delle società, abbiamo una tassa straordinaria sulle plusvalenze». Si può ben dire che il calcio italiano rischia di pagare oggi le scorciatoie finanziarie del periodo 1996-2007, quando si arrivava all’equilibrio patrimoniale con le plusvalenze tramite le cessioni di top player, giovani prodotti nei vivai, ma anche di atleti sconosciuti. Scorciatoia finanziaria che prevedeva trasferimenti senza scambio di denaro che ha già presentato il conto alla Lazio, salvata dal crac solo spalmando in 23 anni il debito di 140 milioni verso l’erario.

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