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Reja, perché deve restare. Troppo presto per bocciarlo
I motivi per cui il tecnico dovrebbe rimanere in biancoceleste
Reja, perché deve restare. Troppo presto per bocciarlo
I motivi per cui il tecnico dovrebbe rimanere in biancoceleste
(getty images)
Reja non è Mourinho, non è di sicuro il mio allenatore preferito ma deve restare. E i motivi sono tanti perché buttare al mare a settembre il «vecchio Edy» è solo un altro capitolo dell’autolesionismo cosmico che da sempre pervade i cuori dei laziali. Questo il pensiero di Luigi Salomone, che dalla pagine de Il Tempo afferma che due partite di campionato e una di coppa non sono sufficienti per affondare il mister goriziano.
Poi, si torna indietro nel tempo, a una salvezza conquistata prendendo la squadra in corsa dopo averla miracolosamente rianimata, un quarto posto a pari merito con la Champions sfuggita per differenza reti nella sua seconda stagione laziale. Si poteva fare di più? Forse, ma non esiste controprova, anzi la sensazione diffusa è che l’anno passato abbia fatto il massimo. Siamo all’inizio, ci sono sette giocatori nuovi da inserire, c’è un portiere, Marchetti, che non gioca da un anno, qualche giovanotto che si deve ancora ambientare (Lulic e Konko ad esempio) e qualcun altro ancora infortunato (Cana). Dunque ci vuole pazienza, parola sconosciuta nell’ambiente laziale. E poi si possono comprendere i fischi finali ma quelli preventivi, alla lettura delle formazioni, contro l’attuale allenatore della Lazio non hanno senso. Colpa dei derby persi, del caso Zarate e di una squadra che prima veniva criticata perché troppo difensiva e ora per il contrario. Da difensivista a spregiudicato il passo è stato breve ma in mezzo c’è una parolina magica che si chiama equilibrio. Ecco cosa manca alla Lazio finora e sicuramente Reja ha il dovere di trovare i correttivi. Non si violenti presentando una squadra ultra-offensiva, si ricordi di quel calcio «pane e salame» che ha saputo offrire in trentanni di valorosa carriera. Così rialzerà la Lazio e la riporterà subito in alto zittendo i gufi che sperano in un’altra caduta a Cesena. Anche perché al peggio non c’è mai fine.
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