INTERVISTE
Drazen Mihajlovic ricorda Sinisa: “Mio fratello non ha mai mollato”
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Il 20 febbraio del 1969 nasceva Sinisa Mihajlovic, indimenticato e indimenticabile uomo e fuoriclasse che ha vestito la maglia biancoceleste dal 1998 al 2004. Nella giornata di oggi, giorno del suo compleanno, il fratello Drazen Mihajlovic lo ricorda in un’intervista alla Gazzetta dello Sport.
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Il ricordo di Drazen Mihajlovic del fratello Sinisa
“In realtà il primo ricordo non è mio, ma suo. Me lo ha raccontato tante volte e fa capire chi era mio fratello. Avrà avuto forse sei anni, io appena due I miei andavano a lavorare presto e non c’erano soldi per la tata e per consentire a Sinisa di andare all’asilo, così a me la mattina dopo le 6 doveva pensare lui .Per cui usciva di casa, mentre io ancora dormivo, e andava a comprare il latte e il pane per la colazione, ma nonostante facesse già cose da adulto era solo un bambino con tutte le paure di chi ha quell’età. Per cui quando tornava a casa si fermava spalle alla stufa fermo immobile con gli occhi sbarrati a guardare la porta di casa per paura che entrasse qualcuno. Credo che vincere la paura sia stato un esercizio che ha imparato allora. Il ricordo solo mio invece non riguarda un episodio, ma il rumore”.
Sul rumore delle pallonate
“Sì, delle pallonate che per intere giornate Sinisa scagliava contro la serranda del garage fuori dalla nostra casa. Parecchie volte ha costretto a cambiarla. Mirava agli incroci. Le sue punizioni vincenti sono nate lì, calciando da solo decine di migliaia di volte e facendo imbestialire il nostro vicino, il signor Dragan”.
Sulla scoperta della malattia
“Ero in Sardegna con mio fratello, Arianna e tutta la sua splendida famiglia, quando una mattina dopo essersi alzato non riusciva neanche a camminare. Io lo prendevo in giro: “Sembri un vecchio di 90 anni…”. Pensavamo fosse uno stiramento o una infiammazione perché aveva giocato a padel. E invece”.
Sulla ricaduta e la donazione di midollo
“Il coraggio e la forza fisica e di volontà di mio fratello sono stati incredibili. È rimasto sempre positivo, pronto a combattere, convinto di farcela. Sì, pareva potesse aumentare le possibilità di riuscita. So che non è colpa mia, ma non averlo salvato
è una ferita che non si rimarginerà mai”.
Sull’amore dei tifosi per Sinisa
“Sì, me ne sono accorto il giorno del funerale seguendo il feretro: le strade chiuse, la gente fuori, personaggi non solo sportivi ma della vita politica e pubblica in Italia. È stata una incredibile dimostrazione di affetto”.
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