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Sottosegretario ai Beni Culturali: “Dobbiamo lavorare per consentire alla Lazio di avere uno stadio di proprietà”
Francesco Giro ha parlato della delicata questione della costruzione del nuovo stadio dei biancocelesti
(getty images)
Francesco Giro, sottosegretario ai Beni Cultural, ha parlato in maniera approfondita della delicata questione riguardante la costruzione e l’utilizzo di stadi di proprietà delle squadre, in particolar modo soffermandosi sulla questione inerente le due romane. Ecco la sua dichiarazione:
«Lo stadio è un diritto delle società. Io non ho mai bloccato quello della Roma, ma serve la legge sugli stadi. A calciomercato chiuso penso che le squadre romane si siano entrambe rafforzate. Saranno più forti, più competitive. Cissè e Klose alla Lazio, Pjanic e Osvaldo alla Roma non sono acquisti qualunque e i tifosi questa volta possono davvero sperare. Ora dobbiamo lavorare per consentire a queste due società di rango e di tradizione di avere un loro stadio di proprietà. È un loro diritto legittimo in un tempo dove il calcio è impresa e investimento. Personalmente sono stato additato per aver bloccato il progetto del nuovo stadio della Roma, promosso circa due anni fa dalla famiglia Sensi. Non è vero. Mi ero solo limitato a dire che non era possibile presentare come definitivo un progetto che era solo nella sua fase preliminare. Siamo un paese autorevole nel mondo del calcio, stiamo parlando di società di calcio blasonate, occorre allora esseri seri fino in fondo. Anche sulla legge per la costruzione di nuovi stadi ferma in parlamento sento circolare la voce che il ministero dei beni culturali per le competenze che deve costituzionalmente esercitare in materia di tutela del territorio abbia in qualche modo frenato. Una legge sugli stadi è necessaria. L’ho detto e ridetto pubblicamente. Non si possono impiegare anni per ottenere i tutti permessi e le autorizzazioni paesaggistiche per costruire uno stadio. Allora io penso sia meglio riprendere subito le fila del discorso e del confronto fra le forze politiche e cercare di scrivere in pochi articoli un testo semplice e condiviso che davvero ci permetta di costruire lo stadio in due-tre anni e non in 20».
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