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66° ricorrenza della nascita di Re Cecconi, il figlio Stefano: “Ringrazierò sempre il popolo biancoceleste”
Il figlio di Luciano parla anche della truppa di Pioli: “Mi sembra che la Lazio sia una squadra che duri poco: è capace di fare una mezzora ad alti livelli per poi scomparire dal campo”…
NOTIZIE LAZIO – Nel giorno della 66° ricorrenza della nascita di Luciano RE CECCONI, la redazione de “I Laziali Sono Qua”, trasmissione in onda sulle frequenze di Elle Radio, ha contattato il figlio Stefano:
Ciao Stefano e benvenuto nel nostro contenitore radiofonico. Oggi è un giorno importante, sarebbe stato il 66° compleanno di tuo papà Luciano…
“Innanzitutto grazie di esservelo ricordato. E’ sempre bello sapere che c’è gente che, anche a distanza di così tanto tempo, ha un pensiero per papà”.
Il popolo della Lazio è molto romantico e legato alle tradizioni. Tanto per citare un motto a noi caro, “Di padre in figlio”. Chi meglio di te può confermarlo?
“Assolutamente. Io dovrò sempre dire grazie a tutto il popolo biancoceleste per la vicinanza e l’affetto che mi ha sempre dimostrato negli anni. Ho sempre tifato per la Lazio, seguendola in casa e in trasferta”.
Venendo un po’ alla storia calcistica di tuo padre, forse pochi sanno che a farlo esordire nei professionisti fu una persona che poi si ritrovò ad essere il Direttore Sportivo della Lazio dei meno 9, Carlo Regalia, a quel tempo allenatore della Pro Patria.
“Sì è vero, è una curiosità che sanno in pochi. Carlo Regalia è una persona splendida, appartiene ad una tipologia di uomini che nel calcio di oggi non esiste più”.
Parliamo di un’altra figura importantissima per tuo padre: Tommaso Maestrelli. L’incontro tra loro due avvenne al Foggia, per poi consacrarsi alla Lazio.
“Maestrelli era una persona con un altissimo spessore morale, per mio padre era un po’ come un secondo papà. Avevano un rapporto fortissimo e purtroppo entrambi ci lasciarono nel giro di poco tempo”.
Quando abbiamo avuto ospite Luigi Martini, ci ha detto che Cecco era l’amico che tutti vorrebbero avere…
“Gigi è una persona molto schiva e riservata, ma quando parla di papà sprigiona tutto il suo lato più tenero. Avevano una fortissima amicizia pur essendo molto diversi tra loro”.
Qual è il momento con cui identifichi maggiormente tuo padre?
“Con la salvezza ottenuta a Como nel 1975/76. Non è uno scudetto, non è una convocazione in Nazionale, ma ti fa capire l’essenza del lottatore che era papà. Insieme a Maestrelli, tornato nonostante la malattia per dare una mano alla Lazio, mio padre fu il principale artefice di quella salvezza. E’ una storia romantica, da uomini veri”.
Stefano veniamo alla Lazio di oggi. Ultimamente la squadra sta incontrando qualche difficoltà. Cos’è che non va secondo te?
“Fino ad Empoli-Lazio le cose andavano molto bene, ora improvvisamente sembra andare tutto storto. Forse il fatto che quest’anno ci sia stato un cambio di modulo e siano arrivati tanti giocatori nuovi è uno dei motivi di questa mancanza di continuità. C’è bisogno di trovare una propria identità. Mi sembra che la Lazio sia una squadra che duri poco, nel senso che è capace di fare una mezzora ad alti livelli per poi scomparire dal campo. Manca un po’ di convinzione. Anche col Chievo sembrava quasi che ci si accontentasse del pareggio. Spero che il mister riesca in breve tempo a trovare la quadratura del cerchio”.
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