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STENDARDO: “Ho un debito incolmabile verso tutti i tifosi della Lazio. Keita? Molto dipende dalla gente che gli sta attorno…”

L’ex difensore ricorda: “Di Canio era una guida, Zarate tecnicamente era indiscutibile, ma non è stato capace di esprimere il suo talento”…

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NOTIZIE LAZIO – Un tuffo nel passato. Guglielmo Stendardo, intervenuto ai microfoni di Radio IES, racconta l’emozione di tornare all’Olimpico: “Ho sempre un debito incolmabile verso tutti i tifosi della Lazio. Tornare all’Olimpico è sempre motivo di grandissimo orgoglio, sento sempre molto affetto nei miei confronti, i tifosi laziali mi sono sempre stati vicino anche nei momenti peggiori. Se avessi segnato avrei avuto il massimo rispetto per la gente biancoceleste che porterò sempre nel cuore. E’ sempre bello lasciare un ricordo umano importante. Poi anche dal punto di vista tecnico l’esperienza a Roma è la più significativa e alta della mia carriera, con l’apice raggiunto con la qualificazione alla Champions League. Lazio-Real Madrid giocata davanti a 70 mila spettatori per me ha rappresentato la realtà che supera il sogno, ma non dimentico Lazio-Messina decisa da un mio goal che ci ha dato praticamente la matematica sicurezza di aver conquistato la Champions”.

Sulla Lazio
“Oggi la Lazio è una buona squadra, in lotta per un posto in Europa. Sabato mancavano tanti giocatori importanti e questo rende l’idea di quanto sia competitiva la rosa a disposizione di Pioli. Non so se è ancora all’altezza per poter lottare per gli obiettivi che le competono”.

Sulla piazza biancoceleste
“Io ho sempre pensato che una piazza come Roma, una tifoseria come quella Laziale e una società con una storia così prestigiosa merita di lottare per lo scudetto. Non è ancora pronta per questi traguardi ma è un’ottima squadra”.

Sulla rosa laziale
“Sabato nel secondo tempo Mauri e Felipe Anderson hanno fatto la differenza. Ho giocato con grandissimi campioni, Buffon e Peruzzi sono stati due dei portieri più forti che abbiamo avuto, così come non posso dimenticare Nedved, Camoranesi e Del Piero”.

Su Di Canio, Zarate e Keita
“Alla Lazio Di Canio è stato sicuramente il giocatore tecnicamente più forte con il quale ho giocato, nella mia Lazio c’erano tanti campioni ma lui aveva qualcosa in più. Di Canio per noi era un esempio, si allenava più degli altri ed era un vero tifoso della Lazio. Era una guida. Se devo, invece, pensare ad un talento inespresso mi viene in mente Mauro Zarate. Tecnicamente è un talento indiscusso, purtroppo non è stato capace, per tanti fattori anche esterni, di esprimerlo con continuità. Potrei paragonarlo a Keita. Lui ha un grandissimo talento ma in questa fase sono decisivi gli educatori e le persone che hai vicino. I procuratori, gli allenatori, la famiglia sono fondamentali per la maturazione necessaria per un talento giovanissimo che è chiamato nel difficile compito di confermarsi in una piazza esigente come quella Romana. Nello spogliatoio di una grande squadra devono esserci i leader e sono importanti anche i giocatori positivi. Scaloni, ad esempio, anche qui a Bergamo viene apprezzato e stimato da tutti, perchè è un traino per il gruppo, è un personaggio aggregante. I veri leader sono quelli silenziosi, che parlano poco ma sono un esempio per come si comportano. Con lui e con gli altri ex Laziali parliamo spesso della Lazio e quando veniamo a Roma è sempre un’emozione. Per tutti noi è stata l’esperienza più importante della carriera”

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