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Stracittadina con Ago e Gabbo nel cuore

IL TEMPO (L. Di Bartolomei/C. Sandri) – Le lettere del fratello di Sandri e del padre di Agostino, tifosi che hanno trovato la morte per il calcio: «Fate come a Genova: “Avversari la domenica, fratelli nella vita”…

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( getty images )

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RASSEGNA STAMPA SS LAZIO – Il derby rapisce i tifosi delle due squadre tutto l’anno e riempie i media saturandoli nella settimane che lo precede. Oggi si disputerà un derby, una partita di calcio, uno spettacolo sportivo – sottolinea ‘Il Tempo‘. L’autore dell’articolo, L. Di Bartolomei, racconta di essere in ansa non per la gara di per sé  ma  per tutto quello che la contorna, per quello che potrebbe accadere fuori dall’Olimpico. C’è da augurarsi che tutto vada bene: che i tifosi veri entrino serenamente, che i cattivi maestri rimangano a bocca asciutta e che il lavoro delle forze dell’ordine possa essere tranquillo, una volta tanto. Gli preme ricordare, ogni volta che può, che il calcio è uno sport e che andare allo stadio dovrebbe essere una festa.

Sul giornale romano scrive anche  il fratello di Gabriele Sandri. Oggi sarebbe stato il suo compleanno  e spera che la LAZIO possa fargli un bel regalo battendo la Roma. Racconta di essere rimasto colpito, vedendo il derby di Genova, in una partita altrettanto sentita, da uno striscione esposto a Marassi dai tifosi della Samp: «Avversari la domenica, fratelli nella vita».  Questo dovrebbe essere il punto di partenza con cui approcciare una partita del genere. Negli ultimi giorni si è paventata l’ipotesi, di far giocare il derby in un’altra città. Il suo  convincimento è che con i divieti e la minaccia di portare il derby da un’altra parte, non si possa arrivare a una soluzione risolutiva. Semplicemente perché non è possibile mettere in stato d’assedio un’intera città per una partita di calcio. Il dialogo è l’unica via d’uscita. Ma si deve partire da lontano: sarebbe opportuno accrescere la cultura sportiva iniziando a educare i più piccoli, insegnando loro a rispettare l’avversario che non deve essere un nemico ma semplicemente un avversario sportivo, un antagonista da battere per vincere.

 

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