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Tassotti: “Lazio, per passare serve una partita vera. Nel 2012 fui vicino alla panchina”

MAURO TASSOTTI – Con la Lazio in prima squadra giocò due anni, registrando 41 presente dal 1978 al 1980…

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MAURO TASSOTTI – Con la Lazio in prima squadra giocò due anni, registrando 41 presenze in campionato dal 1978 al 1980. L’anno successivo Mauro Tassotti passò al Milan dove giocò ben 17 anni. Nonostante abbia passato quasi tutta la vita in rossonero, anche come allenatore, il biancoceleste per l’ex difensore ha un sapore speciale. Tassotti a Roma nacque e giocò nelle giovanili (sempre della Lazio) per poi approdare in prima squadra. Nel 79′ vinse una Coppa Italia con la Primavera e sempre nello stesso anno il terribile derby in cui perse la vita Paparelli. Oggi Mauro è il vice di Shevchenko alla guida dell’Ucraina. Al ‘Corriere dello Sport’ ha rilasciato una lunga intervista parlando soprattutto di Dinamo Kiev-Lazio.

DINAMO KIEV LAZIO – “La Dinamo è leggermente inferiore, ha venduto Yarmolenko, in questo momento il miglior giocatore ucraino, al Borussia Dortmund e il croato Vida al Besiktas. Il risultato di andata dà qualche speranza ai padroni di casa, per la Lazio è una partita un po’ complicata. La Lazio dovrà fare una partita vera per passare. La Dinamo in casa ha tradizione, valori. Ha qualche giocatore di buon livello. La Lazio dovrà giocare da Lazio, in casa ci è riuscita a metà. Si deve alzare il tipo di prestazione. Lo capisco, non è facile riuscirci giocando e rigiocando. L’importante è che non nevichi, il campo diventerebbe pesante e in questo caso sarebbe agevolata la squadra che dovrà difendere. Tsygankov, l’ala che ha segnato a Roma, è un ragazzo del ’97, è nel giro della Nazionale da circa un anno. Ha talento ma ha anche bisogno di giocare questo tipo di partite, formano la crescita. Lui, come altri talenti ucraini, ne dovrebbe giocare almeno 30 l’anno. Il rischio è che ne giochi troppo poche”.

LAZIO – “Sono tanti i ricordi legati alla Lazio, in primis l’esordio. Ci sono arrivati quasi all’improvviso, senza essere preparato. Mi sono ritrovato in campo con la prima squadra, per qualche infortunio. Giocai ad Ascoli e poi il derby: fu la prima volta all’Olimpico. Presi anche un palo, cosa rara, finì 0-0. In difesa giocavo da secondo marcatore, avevo il numero 2, il centrale era Manfredonia. In primavera da difensore centrale. Mi fece esordire Lovati e il secondo era Clagluna. Vittoria di Coppa Italia? Le vittorie giovanili equivalgono agli scudetti delle prime squadre, erano difficili da raggiungere. Fu davvero uno scudetto, vincemmo partite importanti. Ricordo le sfide con la Fiorentina, era considerata all’avanguardia per i giovani. Era sempre in testa alle classifiche. La finale fu doppia, la giocammo contro l’Inter. Un bel momento. Alla Lazio Lovati aveva un bel rapporto con tutti, era un uomo di società, allenava con un’immagine paterna. Io avevo 18 anni, erano i 15-16 anni di oggi, ero veramente un ragazzino. La prima volta andai in panchina, c’era posto solo per due giocatori, per il 13 e il 14. Ero seduto accanto a Sergio Clerici. Ebbi un approccio molto timido, c’era un rapporto diverso tra i ragazzi e giocatori di prima squadra. Non li vedevi quasi mai, noi Primavera eravamo quasi nascosti”.

PANCHINA DELLA LAZIO – “Nel 2012 quando Reja si dimise feci quattro chiacchiere con Lotito. Eravamo a metà stagione, era un momento un po’ particolare. Con il Milan stavamo affrontando i turni di Champions. Ho pensato alla possibilità di allenare la Lazio, non so se quella di Lotito fu una telefonata di esplorazione o concreta. Mi fece piacere l’interesse, un pensiero l’ho fatto”.

J.C.

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