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TOMMASO ROCCHI. Gli occhi di una tigre dietro le sbarre
Zero minuti in campionato, il capitano cerca spazi per raggiungere lo storico traguardo dei cento gol
(getty images)
Gli occhi della tigre scrutano da lontano l’avversario. Ma è un osservare stanco, bloccato dalla presenza delle sbarre, di quella gabbia da cui il felino vuole uscire, ma non può.
La tigre è Tommaso Rocchi e la gabbia da cui proprio non riesce ad uscire è la panchina.
Tante battaglie, innumerevoli lotte in area di rigore, moltissimi successi. La vita di Tommaso è stata una briosa giostra di emozioni, una costellazione di fulgidi astri, molti dei quali nati nel firmamento biancoceleste. I numeri mettono in luce la maestosità delle sua esperienza alla Lazio: otto stagioni, 266 presenze e 99 gol. Otto anni vissuti con assoluta dedizione alla causa biancoceleste, sempre pronto a supportare la squadre i compagni, mai sopra le righe, come un capitano vero.
Novantanove, un numero che lo proietta nei primi 5 marcatori di sempre nella storia della Lazio, a pochi gol da un mito come Bruno Giordano e ad un passo da una cifra straordinaria. Quota cento reti, una cifra che riveste un’importanza fondamentale nel cuore e nella mente di ogni attaccante, più che un simbolo, un traguardo che vale un lasciapassare perpetuo nella mente di ogni tifoso, un biglietto di sola andata verso l’Olimpo dei grandi giocatori.
La tigre non ha smarrito il suo fiuto da predatore vero, ma non vive più nel suo habitat naturale. In questa stagione infatti Rocchi ha messo piede nel suo vero mondo, il campo, unicamente in Europa League. Rabotnicki, Vaslui e Sporting. Sono queste uniche squadre che hanno potuto affrontare il capitano dei biancocelesti. Il ruolino di marcia di Rocchi è stato lo stesso di sempre, quattro presenze e tre gol. Rocchi vive e respira per il gol, ma non è la cifra inerente le marcature a destare perplessità. Ciò che non quadra è il numero che negli almanacchi precede la voce “reti fatte”. Quattro presenze. Poco, troppo poco per chi ha dato tutto per la maglia biancoceleste da otto anni a questa parte.
Zero minuti in campionato, ma Tommaso non si arrende, è ancora in forma e in allenamento offre sempre il massimo. Dinanzi a lui ci sono due mostri sacri come Djibril Cisse e Miroslav Klose, due che ruberebbero lo spazio a molti, moltissimi attaccanti della Serie A, ma Rocchi non può essere ingabbiato così a lungo. Perché la tigre ha bisogno di cacciare. Prossimamente, ci sarà bisogno di far rifiatare le due “armi letali” e Rocchi sarà pronto, come sempre ha fatto nella sua vita.
Perché come Rocky Balboa, anche lui ha “ancora le ultime pallottole da sparare”.
(Leone Auciello)
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