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Totti, il film: “Lo Scudetto della Lazio è stato terrificante. Derby? Per vincere serve sempre un po’ di furbizia”

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TOTTI ROMA LAZIO – Il film “Mi chiamo Francesco Totti” è disponibile alla visione. La pellicola racconta la storia dell’ex capitano della Roma, dai primi calci dati al pallone fino al giorno del ritiro. Inizialmente girato per il cinema, la chiusura delle sale per il Coronavirus ha spostato la proiezione sugli schermi della tv ed è visibile su Sky. L’ex giallorosso ha ripercorso la sua carriera, soffermandosi anche sui tanti derby vissuti da protagonista sul campo. Con un’eccezione. Totti, infatti, ha deciso di non parlare della stracittadina del 26 maggio 2013, mai citata nel film. Il Campione del Mondo parla dello scudetto della Lazio e di altri derby storici: questi alcuni suoi interventi sui biancocelesti.

Il derby del rigore sbagliato da Giannini

Carlo Mazzone è stato come un papà. Con lui era un sali e scendi, in un derby del marzo 1994 mi butta dentro. Avrei fatto qualsiasi cosa, ma prima i giovani quando entravano venivano gonfiati di botte per mettergli paura. Ci devi mettere un po’ di furbizia e al minimo contatto che ho sentito mi sono buttato sperando che l’arbitro fischiasse. Sono stato abbastanza scaltro. Il rigore sbagliato da Giannini? Mi è crollato il mondo addosso e posso dire che se lo avessi tirato io lo avrei segnato. Ma con i ma e i se non si va da nessuna parte. Quando perdi il derby alla gente gli si annebbia la vista e i tifosi se la sono presa con lui. Lo hanno strattonato, prima era così. Se perdevi il derby avevi sei mesi di rotture di palle”.

Totti sullo scudetto della Lazio

“Il primo anno con Fabio Capello è stato critico, siamo arrivati sesti peggio della stagione precedente e poi succede l’impensabile. La vittoria dello Scudetto della Lazio è stata terrificante, vedere i tifosi biancocelesti passare sotto casa e suonare le trombette è stato tremendo. Ho chiuso finestre e tapparelle e per un po’ di giorni non sono uscito da casa. Però alla fine vincendolo alla fine vuol dire che se lo sono meritato”.

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