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Tutte le strade portano a te. Milinkovic-Savic: piedi buoni, potenza e personalità

LAZIONEWS.EU – Il tira e molla con la Fiorentina, poi l’inizio della crescita e la maglia da titolare…

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Pubblicato il 25-12-2015 alle ore 09:45

LAZIONEWS.EU – Tutte (o quasi tutte) le strade portano a Roma. Secondo un recente studio scientifico sono circa 500mila i percorsi che da tutta Europa giungono nella capitale d’Italia, la culla della civiltà latina. Alcune più frequentate, altre più complicate e impervie da percorrere, ma tutte con lo stesso punto d’arrivo, la città eterna. Una di queste, forse la più improbabile, è stata battuta da un giovane calciatore, che a vent’anni ha scelto la squadra che ha portato il calcio nella capitale, la Lazio, come porto in cui maturare ed esplodere. Il suo viaggio è iniziato in Spagna, dove è nato da genitori serbi. Deve il doppio cognome proprio alla legge iberica: Milinkovic-Savic, arrivato a Roma, dopo un breve giro per l’Europa. Da ovest, Lleida è il nome della città in Catalogna in cui è nato, a est, dove ha mosso i primi passi nel mondo del calcio, crescendo nelle giovanili del club serbo del Vojvodina. Verso Roma, passando per il Nord: il Genk lo ha lanciato nel calcio dei grandi, 24 presenze e 5 gol alla sua prima stagione in Belgio. Poi il Sud e l’aereo per Fiumicino, che prima di giungere a destinazione ha rischiato seriamente di fermarsi 300 chilometri più su: un novello Ulisse, che ha resistito a quelle sirene ammaliatrici chiamate Fiorentina.

SLIDING DOORS – Perché la città toscana è stata per Milinkovic-Savic più di un’opportunità: il club viola era pronto a farlo firmare, lo aveva accompagnato in sede per concludere l’accordo. Ma Sergej e i suoi agenti avevano già scelto la Lazio, restando fedeli alla parola data. Così agli inizi di agosto, con i tifosi laziali divisi tra entusiasmo e scetticismo, è sbarcato a Roma uno degli acquisti più onerosi dell’era Lotito. Un breve periodo di ambientamento alla corte di Pioli e via in campo: alla seconda uscita ufficiale stagionale il tecnico emiliano gli fa saggiare il rettangolo verde, 8 minuti nel preliminare di andata vinto contro il Bayer Leverkusen e l’inizio di un percorso di crescita, lento ma costante. In biancoceleste ha già accumulato 19 presenze, per un totale di 1.246 minuti giocati e tanta fiducia concessagli da mister Pioli. Nel periodo in cui la Lazio ha tremendamente sofferto è finito in ombra, ma il tecnico di Parma ha comunque puntato su di lui, regalandogli abbondante minutaggio, sia come atipico trequartista nel 4-2-3-1, sia da interno nella mediana a tre. Anche in tali occasioni ha messo in mostra le sue doti caratteristiche da centrocampista moderno. Sul finire dell’anno, nel match di San Siro ha messo in mostra tutte le sue doti: corsa, grinta e tecnica, il tutto abbinato ad un fisico possente. Al Meazza, dove la Lazio ha ritrovato se stessa, il duello con Felipe Melo è stato di quelli importanti, Sergej ha retto bene, dimostrando di non disdegnare di alzarsi qualche metro in fase offensiva e cercare la porta con inserimenti in area.

TITOLARE AGGIUNTO – Proprio la sua efficacia in mezzo al campo ha spinto Pioli a concedergli a più riprese una maglia da titolare. Dopo le prime brutte sconfitte il tecnico emiliano ha adattato il modulo alle sue caratteristiche, schierando la Lazio con il 4-2-3-1 e il serbo a giostrare tra mediana e trequarti. Sergej ha ripagato la fiducia con quantità e qualità: con 47 duelli aerei vinti è il miglior saltatore laziale (un gol di testa in Europa League contro il Dnipro), e la sua voglia lo ha spinto a a finire con regolarità tra i calciatori che ad ogni giornata hanno percorso più chilometri sui campi di Serie A. Insieme a Hoedt, finito tra i titolari a causa del lungo infortunio di de Vrij, è il più impiegato tra i nuovi acquisti a livello di minutaggio e in assoluto a livello di presenze. Tra infortuni e condizione fisica non ottimale nemmeno Mauri è riuscito a trovare spazio, chiuso dalla crescita del giovane ex Genk, fresco campione del Mondo Under 20 con la sua Serbia. Nonostante le buone cose mostrate finora i margini di miglioramento restano ampi, può certamente crescere dal punto di vista caratteriale: inutile allontanare il pallone a pochi minuti dalla fine del match contro l’Inter sapendo di essere già ammonito. Rosso per lui e Lazio di nuovo in difficoltà nei sette interminabili minuti di recupero. “La Lazio è un sogno, qui c’è tutto per fare bene“, egli stesso è consapevole di avere ancora molto da imparare e da dimostrare, ma la strada che ha cominciato a percorrere in estate è quella giusta, le condizioni per arrivare in alto ci sono tutte.

Gian Marco Torre

 

 

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