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Un ex terrorista nel pericoloso mondo di SCULLI
RASSEGNA STAMPA – LA GAZZETTA DELLO SPORT – Il centrocampista del Genoa, ex Lazio, non è finito in carcere
Un ex terrorista nel pericoloso mondo di SCULLI
RASSEGNA STAMPA – LA GAZZETTA DELLO SPORT – Il pericoloso mondo di Sculli, abitato da strani personaggi: capi ultrà, trafficanti, pregiudicati, campioni di kick boxing e persino affiliati alla Banda della Magliana. Il giocatore del Genoa, nipote del boss della ‘ndrangheta Giuseppe Morabito «Tiradritto», è molto più di un semplice osservato. Da mesi gli investigatori ne seguono le tracce, da quando le sue hanno incrociato quelle di gente poco raccomandabile. «Posso essere anche amico di Bin Laden, ma non vuol dire che faccio le sue stesse cose». Ecco, gli inquirenti la pensano esattamente all’opposto. Tanto che la posizione del centrocampista è come quella di «coloro che son sospesi». Certo, il gip Salvini non ha accolto la richiesta di arresto avanzata dal pm di Cremona. Pur riconoscendo «le numerose prove a carico riguardo la combine di Lazio-Genoa, bisogna approfondire i fatti legati alla contestazione dell’associazione per delinquere». Come dire: quello potrebbe essere un singolo episodio. Non sufficiente a motivare il carcere. Pericolo scampato per il giocatore? Anche no…
In realtà sembrerebbe che le indagini non si siano limitate a quel solo caso. Sarebbe molto più corposo il fascicolo dedicato a Sculli e le cose più compromettenti sarebbero state adeguatamente omesse dall’ordinanza. Comprese alcune intercettazioni ancora più compromettenti rispetto alle «visite» tra il genoano e il pregiudicato bosniaco Altic. Un filone nato dalle indagini della Procura di Alessandria, che aveva fotografato il «summit» di Genova prima della gara con la Lazio. […]
Un’informativa della polizia, ad esempio, svela le amicizie di Sculli. Lo scorso 19 marzo è nella capitale per Roma-Genoa, anche se non è stato convocato. Parla al telefono con un uomo «dal chiaro accento romano» che chiama all’inizio «fratellino» e di seguito «Giò». Lo invita a raggiungerlo all’hotel degli Aranci dove alloggia il Genoa. Il «fratellino» è Romano Massimo Papola, massaggiatore della Lazio, che si presenta davanti all’albergo a bordo di una Smart. Con lui c’è un’altra persona «uomo, di circa 40-45 anni, capelli rasati a zero». I due seguono il giocatore dentro l’albergo. La cosa curiosa, annotano i poliziotti, è questa: «il precedente 27 gennaio 2012 la stessa vettura era stata controllata a Roma con a bordo il noto estremista di destra legato ai Nuclei Armati Rivoluzionari e vicino agli ambienti della malavita organizzata Massimo Carminati, soprannominato “er cecato” per via di una evidente menomazione all’occhio sinistro (causata da un scontro a fuoco con i carabinieri nel 1981). […]
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