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VERSO LAZIO FIORENTINA. Lotito: “Sarà una partita tra due squadre che amano giocare”
LA NAZIONE – Il Presidente della Lazio parla anche del rapporto con i viola ma sottolinea: «Non siamo in crisi»
RASSEGNA STAMPA SS LAZIO In vista della sfida Lazio – Fiorentina, il quotidiano toscano La Nazione ha intervistato il presidente laziale Claudio Lotito che dimostra di avere già in testa il posticipo di domenica: « È la partita tra due squadre che amano giocare, La Fiorentina è in salute, sta facendo un grande campionato. Ovvio, mi auguro che domenica all’Olimpico non ci metta in difficoltà».
I Della Valle premiano la correttezza con il cartellino viola e sono impegnati in diverse iniziative sul fair play. Lei ricorda spesso come il pallone abbia bisogno di essere moralizzato.
“Con i fratelli Della Valle penso di avere un buon rapporto e, sì, abbiamo delle finalità analoghe tese al cambiamento dei sistema calcio, attraverso i veri valori dello sport. Tentiamo di ricreare l’ambiente giusto nel calcio e mi riferisco in particolare al messaggio da lanciare ai giovani, in tema di sportività umiltà, spirito di sacrificio, meriti sportivi. Elementi che sono venuti meno e che il calcio ha l’obbligo di trasmettere”.
Torniamo sul campo. Montella e Petkovic hanno due punti in comune: il garbo e la signorilità davanti a taccuini e microfoni e la ricerca del risultato attraverso il gioco.
“Concordo. Hanno entrambi un profilo di grande qualità a livello professionale e tutti e due cercano poco l’esposizione mediatica”.
A proposito di Montella. Pur da ex romanista doc, non chiuse la porta alla Lazio quando si parlò di lui per il dopo Reja. Lei pensò a questa soluzione?
“Io ho sempre stima per coloro che traducono in fatti concreti il mio modo di pensare e comportarmi nel calcio. Montella incarna la mia filosofia della valorizzazione dei meriti conquistati attraverso il lavoro e la professionalità. Beh, nella partita d’andata non fu proprio così, il merito passò per altre logiche…”.
Non fu una gara fortunata, in effetti: il gol annullato a Mauri, il mani di Cuadrado.
“E’ un dato incontrovertibile: in quella gara non pesò il merito sportivo ma vi furono altri fatti che ci fecero uscire dal campo sconfitti immeritatamente. Lo dico senza polemica”.
Sei arbitri non sono troppi? Si rischia la confusione, come in Milan-Lazio.
“Il punto è un altro. C’è stato il via libera alla tecnologia almeno per il goal-non goal. E’ il primo passo: utilizzando gli strumenti adatti si dà maggior certezza all’arbitro, abbassando il margine di errore e quindi la possibilità di fare polemiche. Noi della Lazio, comunque, non screditiamo mai l’operato dell’arbitro”.
Cinque punti nelle ultime sette gare. Come mai?
“Abbiamo avuto una serie di infortuni lunghi e pesanti: Klose, Mauri, Konko, Brocchi. Aldilà di tutto questo, i risultati non si raggiungono soltanto con la qualità tecnica ma anche attraverso la concentrazione, determinazione, voglia, senso di squadra al top. Quando cala la tensione agonistica puoi incorrere nella sconfitta”.
Perchè questo calo di tensione?
“I media, l’ambiente. Roma nello stesso giorno può portarti alle stelle e all’inferno ed è il posto più difficile in assoluto nel quale fare calcio. In alcuni momenti bisogna sapersi isolare da tutto questo per non essere condizionati. Se non avessi fatto così, sarei dovuto ‘scappà de notte’”.
La Lazio è in crisi o no?
“Siamo quarti in classifica, in finale di Coppa Italia e in corsa per l’Europa League. Con le squadre più forti abbiamo fatto molto bene. Semmai siamo scivolati con qualche squadra sulla carta più debole, il che dimostra che il calcio è anche un problema di concentrazione. I conti li faremo alla fine”.
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