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ZOFF: “La LAZIO una scelta vincente. CRAGNOTTI? Non gli si poteva dire di no. GASCOIGNE? Un genio”

L’ex presidente e allenatore biancoceleste parla della piazza romana: “Io resto friulano ma apprezzo il modo scanzonato di vivere della gente di questa città”…

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(getty images)

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NOTIZIE SS LAZIO – DINO ZOFF, ex presidente e allenatore della LAZIO, si racconta ai microfoni della trasmissione  48 minuti in onda su Sport Uno. Un tuffo nel passato per un personaggio che ha significato molto per i colori biancocelesti. Tra aneddoti e ricordi, ripercorre la sua storia nella squadra capitolina.

Dopo la rottura con la Juventus, cosa la spinse ad accettare la Lazio, che all’epoca era fuori dal giro delle grandi?

E’ venuta la Lazio a bussare alla mia porta, Calleri mi ha proposto un progetto e per me andava benissimo. Ed è stata una scelta vincente”.

Che personaggio era Cragnotti e come la convinse a lasciare la panchina per ricoprire il ruolo di presidente della Lazio?

“Io ho avuto dei rapporti straordinari con Cragnotti. Era uno a cui non potevi dire di no. Con lui ho fatto l’allenatore, poi il presidente, poi di nuovo l’allenatore e il dirigente. La parentesi Lazio con Cragnotti è stata la migliore in assoluto della mia vita”.

Lei ha giocato con grandi campioni e ha allenato grandi giocatori. Tra questi Paul Gascoigne. Che personaggio era e quanto era difficile gestirlo?

E’ un ragazzo che mi ha fatto dannare, ma sotto tutti gli aspetti, perché lui era veramente un grande ma si buttava via così. Era un artista vero, capace di inventarti battute, giocate incredibili e poi di cadere in situazioni veramente riprovevoli. E quindi, io che ho sempre ammirato gli artisti, perché inventano, creano, mentre i portieri stanno lì, aspettano. Al massimo devono parare la fantasia degli altri, degli attaccanti, di quelli che cercano di fargli gol in ogni modo. Perché il portiere è povero di fantasia, non può creare. E io per questo ho sempre avuto grande rispetto per chi è in grado di creare e lui purtroppo era in grado di creare ma buttava via questo dono in un modo così banale che veramente ti faceva piangere il cuore”.

Una volta si presentò nudo nel ristorante dell’albergo per la riunione pre partita davanti ai clienti sbigottiti. E’ vero o è leggenda…

No, no, è tutto vero, lui era capace anche in quel caso di creare. Disse una frase da vero artista: ‘Mister, mi hanno detto che mi voleva subito, non ho fatto a tempo a vestirmi. Avrei dovuto farlo giocare solo per premiarlo per la battuta, ma non potevo perché era andato via dal ritiro ed era tornato da casa completamente nudo. Un genio”

Dopo la Lazio la panchina della Nazionale a coronamento di una grande carriera: un titolo europeo sfiorato, poi quel duro scontro con Berlusconi e le dimissioni…

Non mi arrabbiai per gli appunti sulle scelte tecniche, perché sono dell’idea che chiunque può parlare di calcio, ma sono state le parole sull’uomo Zoff a ferirmi e scelsi di andarmene, di tornare alla Lazio”.

Perché un friulano riservato come lei che ha vissuto per una vita in una città tranquilla come Torino decide di stabilirsi in una metropoli caotica come Roma?

Perché io riesco a prendere sempre il meglio delle cose della vita. Quindi io resto friulano ma apprezzo il modo scanzonato di vivere della gente di questa città. Perché è una metropoli ma al tempo stesso ogni quartiere è un piccolo paese dove puoi girare e parlare con le persone al bar, nei negozi, proprio come succede nei paesini come quello in cui sono nato e cresciuto”.

Immaginando la sua lunga carriera come un album pieno di appunti, quali pagine strapperebbe?

Nessuna, perché la vita è questa, fatta di gioie e di dolori. Mi ha sempre aiutato quando commettevo degli errori pensare che se in quel momento mi era successa quella cosa significa che era destino o che in quel momento non potevo fare di più o non eri nelle condizioni di fare di più. E’ inutile dire: ‘Avrei dovuto parare quel tiro’… Non l’hai parato, vai avanti e pensa ad altro”.

E se dovesse scegliere un’immagine della sua vita sportiva, quale userebbe come copertina di questo album?

Non sceglierei l’immagine in cui alzo la Coppa del Mondo, sarebbe troppo banale. Sceglierei il bacio che diedi a Bearzot alla fine della partita con il Brasile, perché è l’antitesi del mio modo di essere freddo e riservato. Considerando il pudore mio e di Bearzot quel bacio in pubblico è stata una cosa quasi scandalosa, ma fu così istintiva che merita una foto in prima pagina”.

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