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Lazio-Inter, Almeyda: “Con Inzaghi un grande rapporto. Conte è il top. Prevedo un pareggio”

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LAZIO INTER ALMEYDA – La terza giornata di campionato si avvicina e la Lazio di Simone Inzaghi attende all’Olimpico l’Inter di Antonio Conte. Un big match attesissimo da entrambe le parti e da molti tifosi, anche quelli lontani dall’Italia. Proprio come Matias Almeyda, ex Inter e Lazio, che si godrà la “sua” partita da San José. A La Gazzetta dello Sport ha raccontato i suoi momenti con la maglia biancoceleste e nerazzurra.

Almeyda sul ricordo di Lazio-Inter

“Ero all’Inter: nel 2003, contro la Lazio, Trefoloni mi caccia e io gli faccio uno scherzetto. Gli tolgo il cartellino e scoppia il caos. Se oggi lo facesse un mio giocatore, lo prenderei a calci nel sedere. Come può finire l’incontro di oggi? Pari e ci si diverte perché sono due squadre pensate per attaccare. Quest’anno sto seguendo meno, ma l’anno scorso le ho viste tutte”.

La Lazio dopo il lockdown

“Non tutte le teste reagiscono alla stessa maniera nelle difficoltà. Erano vicini all’obiettivo, ma capisco che fosse difficile riprendere. Alla Lazio, più di altre squadre, mancano i tifosi: con la curva hanno un giocare in più”.

Il rapporto con Conte

“Ora siamo cresciuti, cambiati. Conte è il top: le squadre che crea lui sono riconoscibili e vincenti”.

Lautaro, l’argentino del futuro

“E’ uno dei più completi in Argentina e nel mondo. Ha tecnica e forza, segna in tutti i modi, pure di ginocchio. Nell’Albiceleste troverà lo stesso spazio che ha nel club. So che vuole il Barcellona, ma sappia che è all’Inter. Chi c’è passato come me, sa cosa voglio dire: è già al massimo livello, è immerso nella storia. Dall’Inter non si va mai via. Io ho sbagliato a lasciare dopo due anni: all’epoca ero pazzo”.

Il rapporto con Inzaghi

“Avevamo un grande rapporto: siamo diversi ma in sintonia. Non avrei mai pensato che sarebbe diventato allenatore, visto che parlava pochissimo. Ma dicevano lo stesso di me: chi scommetteva un centesimo su Almeyda allenatore? Abbiamo imparato entrambi da Eriksson, un maestro. Trasmetteva pace e nessuno si lamentava. Un miracolo, non ho mai capito come facesse. Pensare di allenare l’Inter? Tutti i giorni, il mio cuore è lì. Se qualcuno ha bisogno, mi trova sempre in California”.

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