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Olympia: «Ora parlo io». Confessioni semiserie dell’aquila simbolo laziale

IL TEMPO (L.Salomone). Simpatica “intervista” al simbolo biancoceleste: “Sono orgoglioso di poter rappresentare un popolo a volte troppo pessimista ma con una cuore grande così quando c’è bisogno”…

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OLYMPIA LAZIOFIORENTINA

RASSEGNA STAMPA SS LAZIO – Ogni domenica, nelle gare casalinghe,è la protagonista dei pregara dei tifosi della LAZIO. Oggi però OLYMPIA ha deciso di scendere in campo in prima persona per raccontarci le emozioni che prova a rappresentare la prima squadra della Capitale. Ecco la simpatica “intervista” che Il Tempo (L.Salomone) ha realizzato (creato, ndr) in compagnia dell’aquila biancoceleste:

Allora Olympia, chiarisca questa storia del sesso?
«Sono maschio, un vero maschio e non mi disturba essere chiamato Olympia. Un po’ come Andrea, nome usato da entrambi i sessi».

Bene, i tifosi sono felici lo stesso. Che idea si è fatta di tutta quella gente col naso all’insù?
«Più sono, meglio è. Li amo perché so di essere il simbolo della squadra più antica della Capitale. Sono orgoglioso di poter rappresentare un popolo a volte troppo pessimista ma con una cuore grande così quando c’è bisogno».

Perchè il 26 gennaio è scappato allo stadio dei Marmi?
«Inanzitutto sapevo che avremmo perso contro il Chievo. Inoltre sinceramente non sopporto il mio falconiere. Sembra un assistente di volo che si sbraccia facendo quei movimenti inutili. Scendo solo per il salmone che mi aspetta sul trespolo e per l’amore della gente laziale: fosse per lui, cambierei mestiere. Infine perché sapevo cosa sarebbe successo quattro mesi dopo e volevo cominciare ad avviarmi verso Ponte Milvio».

Oltre il salmone quali altri cibi gradisce?
«Soprattutto salmone. Costa tanto, lo so che faccio infuriare Lotito ma ne vado matto. Poi qualche volta mi devo accontentare di pollo o coniglio, del resto il mio presidente è un po’ tirato con le spese. Spesso si lamenta di quanto gli costo con altre persone e mi tocca fare finta di niente ma si ricordi che le cose belle hanno sempre un prezzo».

E che ci dice di quella fuga ad Auronzo?
«Volevo solo andare a prendere un grappino salmonato. Se volevo non mi facevo ritrovare, mi piaceva tornare in mezzo ai monti per una volta anche se casa mia è Formello».

Quando le dispiace non volare al derby?
«Tantissimo. Avrei grande rispetto della tifoseria di una squadra nata da una fusione con origini incerte. Certo, li sfiderei col mio sguardo fiero. Del resto è già successo che sono atterrato in Sud, li volevo aspettare ma il solito Bernabè mi ha riportato a casa, uffa».

Il 26 maggio come ha festeggiato?
«Con la mia gente ma solo dopo il fischio finale di Orsato. Che goduria, peccato poi per quegli aerei…».

In che senso?
«Tutta l’estate hanno svolazzato per la città e per il litorale a ricordare quel trionfo ai nostri cugini e io ad allenarmi con l’unica distrazione di qualche volo sopra il parco di Veio. Mi sarei accodato di sicuro, se solo avessi potuto».

Quale giocatore preferisce della Lazio?
«Ledesma ed Ederson sono gli unici che quando hanno segnato si sono ricordati di me simulando il volo di un’aquila».

Qualche animalista è preoccupato per le sue condizioni?
«Niente di pù falso. Mi trattano come un re. Tutti pronti ad esaudire ogni mio desiderio a cominciare dal team manager Manzini. Si preoccupassero di problemi seri di altre specie che a Roma non se la passano benissimo».

Un desiderio nascosto?
«Volare sopra l’Olimpico e trovare sotto la squadra con l’aquila stilizzata sulla maglia (Lotito sta chiudendo l’acquisto del marchio di quelle storiche divise create nel 1983 da Casoni e riproposte nella stagione dei -9, ndr)».

Infine un invito alla Lazio?
«Non mollare mai perché, come sempre, ci sarà da soffrire molto».

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